La fellowship del dottor Yadav si conclude a Bologna, in un percorso storico e cultuale nei luoghi dove è nata la Medicina.

Anche quest’anno si è rinnovata la tradizionale visita all’Ateneo bolognese per il medico specializzando in chirurgia plastica, proveniente da paesi in via di sviluppo, a cui è stata assegnata la fellowship di tre mesi che Interethnos Interplast Italy offre al fine di migliorare le sue competenze nella gestione del paziente ustionato.

Quest’anno ad usufruirne è il dr Dottor  Manish Kumar Yadav, che opera presso l’ospedale di Kirtipur a Katmandu.  I tre mesi di formazione sono presso il Centro Grandi Ustionati dell’l’Ospedale Bufalini di Cesena, diretto dal Dottor Davide Melandri. Determinante alla riuscita della fellowship è il grande lavoro organizzativo fatto dalla dott.ssa Rossella Sgarzani , chirurgo plastico e dirigente medico della stessa Unità Operativa, e la  collaborazione con Ausl Romagna. Si tratta di un progetto formativo  specialistico fondamentale per chi, come il medico nepalese, opera in un paese dove le ustioni sono fra le principali cause di morte e disabilità.

Mi piace ricordare come tutto questo ha avuto inizio. Esattamente 36 anni fa, è iniziata la nostra attività di volontariato .  Il mio primo soggiorno in Nepal è stato nel novembre del 1995 presso il Tribhuvan University Teaching Hospital di Katmandu.

È durante questa missione umanitaria che ho conosciuto il dr Shankar Man Ray. Ed è proprio in quell’occasione che ho potuto toccare con mano la disponibilità e l’abnegazione dei medici locali straordinariamente ricettivi e pronti ad impadronirsi delle nostre competenze per farle loro.

Il dr Shankar Man Rai ebbe poi la possibilità, grazie alla generosità di un filantropo americano, di realizzare un ospedale a Kirtipur.

Da qui iniziò il lungo periodo di collaborazione fra noi e l’ospedale di Kirtipur e il dottor Shankar Man Rai che ne sarebbe poi diventato responsabile.

Un ospedale che nel tempo ha visto diverse evoluzioni fino a diventare oggi, il punto di riferimento per le grandi ustioni in tutto il paese. Un ospedale che Interethnos Interplast Italy ha contribuito a far crescere, con l’invio di equipaggiamenti medicali e la continua formazione realizzata in loco dai nostri volontari. E’ doveroso ricordare anche il fondamentale contributo del Rotary Club che, grazie al grande impegno del giornalista Fabio Raffaelli, contribuì a fornire all’ospedale gli indispensabili monitor per controllare costantemente i pazienti in cura.

Come il Dottor Yadav, anche tutti gli altri che lo hanno preceduto, e tutti quelli che abbiamo avuto l’onore di formare, sono medici coraggiosi, pronti al sacrificio e completamente dediti ai loro pazienti. Figli di un popolo coraggioso che non ha mai smesso di combattere e non si arrende al proprio karma lottando ogni giorno per il bene del loro Paese. Durante la nostra visita all’Università di Bologna, ho voluto seguire l’itinerario che avevo già sperimentato in precedenza e che seguo ogni volta che ho la necessità di spiegare la nostra città e la sua storia ai medici in visita. Bologna rappresenta, anzi, è la Storia della Medicina. Le facoltà scientifiche, l’evoluzione di questa disciplina, la competenza e il prestigio che derivano da  quasi mille anni di storia hanno visto l’Università di Bologna competere con giganti come la Sorbone di Parigi ed affermare il proprio primato. Una storia che si snoda anche attraverso l’ospedale Universitario Sant’Orsola, molto apprezzato dal nostro amico nepalese, con le sue competenze e specializzazioni. L’Archiginnasio, il Teatro anatomico, testimonianze antiche di una solida tradizione medica, già all’avanguardia in tempi bui. E sono proprio la storia, la tradizione, il fatto dei tanti secoli che attraversano le nostre istituzioni a colpire principalmente l’immaginario di questi medici. Anche se vengono da Paesi in cui la tradizione di insegnamento è ancora più antica della nostra, non sfugge loro , abituati a scuole religiose, la laicità e il forte substrato scientifico che caratterizzano le nostre istituzioni accademiche. Tradizione consolidata nel tempo grazie ad un continuo scambio d’informazioni, alla contaminazione con le altre scuole di medicina, alla rigorosa connotazione scientifica sempre aperta alla ricerca. Nel rinnovare la tradizione con il nostro amico Yadav, mi ha fatto piacere avvertire, ancora una volta, come questo excursus nella storia della nostra medicina, sia considerata da tutti loro, come un vero momento di formazione, a completamento della loro esperienza italiana.